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ALBOROSIE: REGGAE E SPIRITUALITÀ A RIMINI

Giunti quasi al termine di Bangarang, la rassegna reggae per eccellenza della costa Adriatica, questa sera sarà la volta di Alborosie, all’anagrafe Alberto D’Ascola, nato a Marsala nel ’77 ma che da diversi anni vive in Giamaica. Tra gli artisti reggae più famosi nella scena internazionale. Dalla città dello sbarco dei mille alla Giamaica. Una scelta radicale per approfondire la conoscenza della cultura reggae o un l’ennesimo cervello in fuga dall’Italia? “Che domandone! Io faccio solo musica. Faccio quello che so fare ormai da vent’anni a questa parte, poi il giudizio sta sempre agli altri. Sono sempre stato una persona molto terra terra”. Rastafariano con una dottrina propria. Da europeo, potresti spiegare cosa sia per te Rastafar-I? Cosa ne pensi dell’omofobia e della subordinazione della donna all’uomo? “La mia spiritualità è personale perché ci sono appunto alcuni punti della spiritualità rasta che si rispecchiano poco nella mia visione. Mi sento di dire che sono un cristiano rivoluzionario: credo in Cristo e credo anche in Selassie. Ho trovato la mia spiritualità. L’omofobia non mi rappresenta. Non sono interessato a quello che la gente fa nella propria camera da letto. Per quanto riguarda la donna secondo me gioca un ruolo fondamentale nella società. Provo molto rispetto e comunque viaggiando e vedendo tanta gente, vedendo tante cose non potrei limitare la mia visione. Non sarà mai estremista in una sola direzione; devo sempre tenermi aperto: se una persona decide di fare delle scelte o se una persona è omosessuale a me non interessa. L’importante è lo spirito. Quello che fai nella tua vita privata sono affari tuoi”. Il primo nome d’arte di Alborosie era Stena anagramma di Nesta in onore di Robert Nesta Marley, conosciuto in tutto il mondo come Bob Marley. Stena è stato il leader degli Reggae National Tickets. In un’intervista hai detto “Stena è mio padre, Alborosie è il figlio, senza il padre non c’è il figlio”. Se Stena non fosse esistito, oggi non si potrebbe quindi parlare di Alborosie? “Assolutamente no! E’ stato un percorso necessario quello italiano. Se sono qua adesso è per Stena. E’ come dire che non si può mangiare la mela se non c’è stato l’albero e le radici”. Bianco tra i giamaicani, uno tra gli artisti reggae più potenti della scena, tanto da superare molti interpreti “autoctoni”. Quanto è stato difficile affermarsi e farsi rispettare sia dal punto di vista umano che artistico? “E’ stato un percorso che è partito anni fa e tutt’ora diciamo che sto camminando. Ma ho il potere della mia musica, nel senso che faccio quello che mi piace e sono una persona molto spirituale, quindi penso di avere una marcia in più perché faccio musica per amore. La mia musica è un’arma pericolosa. Chiaramente se la mia musica funziona devo ringraziare il padre”. Nonostante la tua fama rimani una persona semplice che non ama atteggiarsi da star. Quanto conta l’umiltà nella vita di tutti i giorni? “Ogni uomo deve essere umile perché facciamo tutti le stesse cose, a prescindere da cosa fai nella vita e dal proprio lavoro. c’è gente, persone che sono dei mostri perchè fanno un lavoro di un certo tipo si credono chissà chi. Non importa chi tu sia: viviamo in un mondo fatto di persone, per cui dobbiamo essere tutti quanti sullo stesso livello”. Nel tuo ultimo album canti della Giamaica e dell’Italia attraverso brani socialmente impegnati e con evidenti riferimenti agli argomenti di attualità. Quanto è potente la musica per sensibilizzare le persone e trasmettere messaggi socialmente impegnati? “La musica è potentissima e talvolta me lo dimentico. Una volta un signore è venuto da me e mi ha detto rispondere a questa domanda come lui avrebbe risposto: “ho perso mia moglie, i miei due figli e mia madre in un giorno. Chi mi ha riportato alla vita è stata la tua musica”. Per la seconda volta suonerai nella rassegna BANGARANG, che dall’estate scorsa ha come obiettivo il dialogo interculturale sfruttando le potenzialità della musica. Qual’è l’importanza di questi festival, sia a livello musicale che interculturale appunto? “ Quando si suona si crea uno scambio interculturale e che ci si trasmette positività. La musica abbatte le barriere; è globale e io sono per i festival, per la gente, per la comunione, per la solidarietà. Quando vedo tante persone insieme mi fa molto piacere e credo che se un giorno non dovessi più fare più il cantante, magari farò il promotore”. Cosa ti aspetti da Rimini? “Venite numerosi: ci divertiamo! Facciamo una rivoluzione musicale; facciamo un po’ di spiritualità; saltiamo e stiamo bene. Un’ora e mezzo di positive vibration!”. Questa sera Alborosie & The Shengen Clan dalle 21:30 presso Velvet Club & Factory, via S. Aquilina, 21, Rimini. Ingresso concerto € 23,00 alla cassa la sera dell’evento.

[Testata: Corriere Romagna – pagina Cultura&Spettacoli – Data di pubblicazione: 13/07/2011 – Titolo: ALBOROSIE: “IO, REGGAE E SPIRITUALITA’”- Autore: Nicoletta Cogoni]

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