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Cultura Underground, Musica

I KALAFRO FANNO RESISTENZA SONORA

Contenuti sociali, finalmente. Tra rap, reggae e musica folk, i Kalafro sono tornati con un nuovo disco. “Resistenza Sonora”: tra lotta alla ‘ndrangheta e un forte dissenso nei confronti nel modo di far politica nel nostro Paese. Suoni e testi che riportano agli anni ’90 quando tanti si prendevano la briga di occuparsi di certe questioni e trasmettere un messaggio con la propria musica. Tempi purtroppo lontani. Ma non per tutti come dimostrano i Kalafro, un collettivo musicale di Reggio Calabria nato nei primi anni del 2000 per opera di Nicola MastaP Casile, Simone Mad Simon Squillace, Bruno Easy One Timpano, Francesco Kento Carlo e Francesco Shiva Creazzo. Sono rimasti pochi gli artisti che oggi cercano di prestare una particolare attenzione al contenuto di quello che suonano e ancor meno sono coloro che cercano di lanciare messaggi sociali con la propria musica soprattutto prendendo una posizione ben precisa. Possiamo considerarvi figli delle Posse? “I nostri riferimenti musicali e culturali, quantomeno agli inizi della nostra attività musicale, sono stati senza dubbio quelli. Ma i tempi sono cambiati e oggi certe formule non funzionano più. Il rap e il reggae in Italia si sono trasformati da musica di protesta in moda, se pur ancora poco più che di nicchia. Noi utilizziamo anche il rap e il reggae come mezzi espressivi, miscelandoli con i suoni della nostra tradizione, ma stiamo ben attenti a non creare barriere di genere perché se i nostri contenuti fossero rivolti a pochi, faremmo meglio a cambiare attività. Noi vogliamo parlare a più gente possibile!” “Non vi voto” è uno sfogo, una denuncia in cui tanti potrebbero riconoscersi. “Alcuni di noi vengono da militanze politiche intense. Nei primi anni duemila uno di noi fu tra i promotori del Reggio Social Forum. Abbiamo sempre riposto molta fiducia nel ruolo della politica. Ma in piena epoca di degrado Berlusconiano, la sinistra italiana si è frazionata in mille piccoli partitini dallo 0%, ognuno con un segretario, un paio di poltrone e un simbolo. Riteniamo che questa sia stata un’offesa per gli elettori di sinistra, oggi che a nessuno importa nulla delle sfumature, ma serve una realtà forte che sappia influire sui processi sociali”. Resistenza sonora è chiaramente un inno al ribellarsi e al non tacere mai davanti alla criminalità organizzata. Mafie legittimate in sordina da chi tiene lo scettro. L’omertà regna in tutto il Paese arrivando a toccare i media che tendono a non raccontare, spesso infangando, come stanno realmente le cose quando il loro ruolo sarebbe quello di informare. La musica in questo senso può dare molto. Eppure rimane un tema estremamente delicato e parlarne può mettere a rischio l’esistenza di chi ha deciso di non voler rimanere con la bocca chiusa. Come vivete questa situazione? “Nella lotta alla ‘ndrangheta e alla mafia in generale c’è chi, quotidianamente, corre rischi molto superiori ai nostri. Noi ci mettiamo la faccia e forniamo il nostro piccolo contributo culturale perché cento ragazzi di periferia che diventano nostri fan, quaggiù sono più efficaci di cento arresti eclatanti trasmessi in tv. Quella che va cambiata è la mentalità, l’humus su cui la ‘ndrangheta trova attecchimento. Non so se ancora diamo fastidio a qualcuno, ma siccome gli indicatori per capirlo sarebbero spiacevoli, preferiamo goderci il dubbio…”  Nel disco ricorre il valore dell’attaccamento alla propria Terra e alle proprie radici e cultura. Per molti giovani la tendenza è quella di andare alla ricerca di un luogo migliore in cui stabilirsi. Spesso è un problema prettamente occupazionale. Talvolta invece è anche un voler in qualche modo negare la propria appartenenza. “In tutti i casi si tratta di “migrazione interna”. Sia se, come noi, decidi di rendertene conto e di parlarne, sia se fai finta sia tutto normale e fisiologico, sono sempre flussi migratori. E se dal sud migliaia di giovani vanno al nord per trovare qualsiasi cosa che qui non trovano, e lo fanno ancora a 150 anni dalla creazione di una nazione come l’Italia, allora qualcosa non è andata per il verso giusto. E noi ne parliamo esponendo la nostra opinione”. C’è qualcuno in particolare che vorreste ringraziare? Avete altri progetti work in progress? “Ringraziamo il pubblico, sempre più numeroso, dei nostri concerti. Vogliamo continuare a scrivere e suonare la realtà del sud, del sud più vasto. E presto, sul palco, ci saranno nuove sorprese”.

[Testata: CertaStampa– Data di pubblicazione: 02/08/2011 – Titolo: I KALAFRO FANNO RESISTENZA SONORA.– Autore: Nicoletta Cogoni]

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parole, parole, parole.

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