//
archives

Archivio per

“LE PAROLE E LA MELODIA SONO LE MIE ARMI”. KY-MANI MARLEY SI RACCONTA

Si è esibito ieri sera (3/08) per la prima volta a Rimini sul palco del Velvet il figlio di Bob Marley, Ky-Mani. Un live strepitoso, carico di positività e passione per la musica. Giunto per concludere in bellezza la stagione estiva della rassegna del Bangarang  organizzata da Velvet, BigThingsMusic, Wadada Sound, Nameless Sound, Bagno Universale 80, (Qualcosina)², Full Clip e Kaboom. “Ky-mani è una persona molto umile e disponibile. Incontrarlo e conoscerlo è stata una bellissima esperienza per me, amante della famiglia Marley da oltre trent’anni. Avere la possibilità di trascorrere alcune ore con lui è stato magnifico!” racconta la morcianese Nadia BestJamaica Montanari, tra le maggiori conoscitrici in Italia della famiglia Marley, che martedì scorso ha viaggiato con Ky-Mani e la band da Venezia a Rimini. Un evento unico, irripetibile per la città che ieri ha voluto rendere omaggio, a trent’anni dalla scomparsa, al Re del reggae. “Sono in tanti a pensare che oggi Bob Marley sarebbe molto fiero di suo figlio Ky-mani” confermano gli organizzatori. Continua a leggere

IN THIS LIFE: SANDAMAN RACCONTA IL GONG

A trent’anni dalla scomparsa dell’icona per eccellenza del reggae Bob Marley, oggi Rimini si prepara ad accogliere due importanti iniziative che rendono tributo al grande Mr. Gong: da una parte il live dei figli di Marley, Ky-mani al Velvet Club questa sera; dall’altra la presentazione con l’autore, al Kiosko di Rimini alle 16, di “In this Life”, una delle più importanti pubblicazioni italiane sul mito rastafariano. Pubblicato in Italia da Chinaski Edizioni nel 2009 e curato da F.T. Sandman questo libro è una sorta di prima autobiografia di Bob Marley, attraverso una raccolta e traduzione di gran parte delle interviste rilasciate dall’artista nel corso della sua vita. Com’è nata l’idea di un volume su Marley? “Era un periodo nero, non ricordo a quale tragicomico siparietto politico stessimo assistendo – uno dei tanti, probabilmente – e pensai: “Chissà cosa ne penserebbe Bob”” racconta Sandaman, poeta e scrittore italiano, classe 1975. “Iniziai allora a leggere qualche sua intervista e compresi che il suo pensiero, come quello di tutti i grandi uomini, era ancora attuale. Così iniziai a raccogliere e tradurre tante sue interviste e dichiarazioni con l’idea di realizzare un libro che racchiudesse il Marley pensiero: ce n’è troppo bisogno in questi anni zero! Questa è stata l’idea base del libro”. Il libro si divide in diversi capitoli che ripercorrono i momenti più importanti della vita di Marley. “Si, nella prima parte di In This Life parla solo Bob attraverso le sue dichiarazioni: musica, religione, politica, rapporto con le donne e con i figli. Nella seconda parte invece cerco di spiegare brevemente la nascita della reggae music, quella del culto rastafari e di inquadrare storicamente la figura di Hailé Selassie. Nell’ultima parte invece mi occupo, in maniera un po’ più approfondita, delle carriere dei tanti figli di Bob” continua Federico Traversa “Mi hanno aiutato tantissimo in questa folle operazione gli amici Bunna, degli Africa.Unite con cui ho scritto 30 Anni in Levare, la loro biografia, uscita quest’anno per Chinaski; Alberto Castelli, giornalista e conduttore radiofonico, nonché esperto assoluto di reggae e soul music; i ragazzi del BobMarley Magazine. Senza contare la grandissima Nadia Montanari -n.d.r. morcianese- , forse la persona più preparata sulle tematiche marleyane che esista in Italia!”. Un capitolo è interamente dedicato alla Marley’s family: è pronto ad incontrare Ky-mani a Rimini? “Ky-Mani è il mio preferito fra tutti i figli di Bob. Lui musicalmente ha alzato l’asticella realizzando dischi che rappresentano la commistione più limpida fra new roots e hip hop. Poi lui ha avuto un’adolescenza ben diversa da quella degli altri, dopo la morte di Bob è stato costretto a crescere a Miami, in una famiglia povera senza l’aiuto di nessuno e questo aumenta la stima che provo nei suoi confonti”. Trent’anni dalla scomparsa di Bob Marley: sono tante le iniziative ‘tributo’. A dimostrazione le due di oggi a Rimini: ultimo live di una rassegna reggae, Bangarang!, di ottimo successo con Ky-mani e la presentazione del tuo libro. Cosa si aspetta dalla città romagnola e qual’è l’importanza di questi momenti di incontro? “Il reggae è spiritual music, un suono che profuma di onde e boschi che non può lasciarti indifferente. A me ha salvato la vita. Che si suoni a Kingston, Rimini o in Bangladesh non importa. Parte il basso, poi la batteria, arriva la vibrazione e con essa quella forza primordiale che ci fa dire: “Siamo meglio di quanto ci fanno credere sti politici finti e questa maledetta televisione” Ai miei reading di reggae poetry concludo spesso con questa strofa: “Abbiamo bisogno di livity/per incendiare le maschere di un nulla che non ci appartiene/per incendiare l’ovatta di un corpo che non è ovattato”. Il reggae può aiutarci in questo senso”. Conclude F.T. Sandaman che questo pomeriggio alle 16 presenterà il suo libro presso il Kiosko, via Wagner 6, Rimini. Ingresso libero.

[Testata: Corriere Romagna – pagina Cultura&Spettacoli – Data di pubblicazione: 03/08/2011 – Titolo:“IL REGGAE E’ SPIRITUAL MUSIC”- Autore: Nicoletta Cogoni]

LIBRI LIBERI AL WADADA CON LUCA GRICINELLA E TONY FACE BACCIOCCHI

DOMENICA 25 MARZO 2012
APERTURA ORE 16:30 – IN THE SUNSHINE!
dalle 18:00 – APERITIVO + DJ SET BY RICHIE dedicato a Gil Scott Heron

INCONTRO CON GLI AUTORI LUCA GRICINELLA (Rapropos – il rap racconta la Francia) E ANTONIO TONY FACE BACCIOCCHI (Gil Scott Heron – The Bluesologist). Moderatori: Riccardo Richie Cardelli, Francesco Kambo Figliola e Nicoletta Cogoni.

Ritorna l’appuntamento dedicato alla presentazione dei “libri liberi” al Wadada Lab. Dopo gli incontri passati con gli autori che hanno saputo raccontare la scena culturale underground, domenica 25 marzo 2012 sarà la volta di Luca Gricinella, autore di RAPROPOS – Il rap racconta la Francia (Ed. Agenzia X) e di Tony Face Bacciocchi, curatore del saggio GIL SCOTT HERON – The Bluesologist (Ed. Vololibero).

Circolo Arci Wadada Lab,
via Mirandola 11 A
Spadarolo di Rimini (RN)

Continua a leggere

BACK IN THE DAYS CON I MILLENCOLIN

Questa sera (martedì 27 settembre) i Millencolin, storica band punk rock svedese, saliranno sul palco del Rock Planet. A poco più di dieci anni dall’uscita di Pennybridge Pioneers, il disco registrato nei Westbeach Studios di Hollywood (famoso studio per le registrazioni di gruppi come Bad Religion, NOFX, Rancid, The Offspring e Pennywise), il gruppo, formatosi nel 1992, ha pensato bene di proporre un tour mondiale per festeggiare con i suoi fan questo importante anniversario. Un back in the days per molti ex teenagers che alla fine degli anni ’90 passavano i loro pomeriggi provando trick con lo skate in compagnia della melodia dei Millencolin. Una musica e una cultura che ha accompagnato un’intera generazione. E’ passato quasi un ventennio dalla nascita della band. Come avete trascorso questi anni? “Li abbiamo passati girando in tour e facendo uscire nuovi dischi. In altre parole: facendo ciò che amiamo fare di più! E’ stato un periodo grandioso, di cui custodiamo degli splendidi ricordi. Siamo molto riconoscenti per tutto questo!” racconta  Frederik Larzon, batterista della formazione. Tra i vostri pezzi, impossibile non menzionare No cigar, prima traccia di Pennybridge Pioneers, un inno per molti, nonché pezzo della colonna sonora del videogioco Tony Hawk, dell’omonimo campione di skate. La vostra fama ha sconfinato l’Europa, diventando famosi in tutto il mondo, nonostante le band più accreditate del genere provenissero dagli Stati Uniti. Cosa ricordi di quel periodo? “Ricordo una fantastica sessione di registrazione ai Westbeach a Los Angeles con Brett e Donnel. Per noi fu un’esperienza importantissima. Quando uscì il disco, seguì un meraviglioso Warped Tour negli USA che ci permise di incontrare tantissime persone fantastiche, tra cui skater formidabili e alcuni gruppi altrettanto grandiosi! Un vecchio amico, Steve Caballero (n.d.r. Celebre skater professionista) ci raccontò del videogioco e ci disse che sarebbe stato uno dei personaggi protagonisti. Così gli domandammo di mettere una buona parola per noi a Tony e No Cigar entrò a far parte della sound track del gioco. Per noi fu un sogno! Ci permise di farci ascoltare da tantissime persone che giocavano a Tony Hawk e che altrimenti non ci avrebbero mai conosciuti!” continua Larzon. Fino a qualche anno fa molti dei ragazzi con la passione per lo skateboard ascoltavano soprattutto punk in ogni sua sfumatura. Come credi si sia evoluta la scena? “Credo che il punk sia ancora vivo. Assolutamente! E’ tutto un po’ più aperto oggigiorno e non c’è estremizzazione come tra i ragazzini di quindici anni. Ognuno di noi ha dei gusti musicali differenti, anche gli skater! Non è necessario essere un punk rocker per usare lo skate” risponde Frederik che ama tutti i generi musicali. Progetti per il futuro? “Nell’autunno registreremo qualcosa di nuovo come Millencolin! Abbiamo anche delle nuove uscite con il nostro side-project Kvoteringen, Franky Lee and Nikola’s Solo band”. Come sta andando il tour? Cosa si aspetta la band dalle tappe in Italia? “Sta andando benissimo! Esplosivo! Credo che in Italia sarà bellissimo! Venite a vederci e assicuratevi di arrivare presto per non perdervi gli Atlas Losing Grip and Twopointeight che apriranno il nostro concerto!” conclude Larzon.

PENNYBRIDGE PIONEERS TOUR 2, martedì 27 settembre al Rock Planet, viale Tritone 77, Pinarella. Apertura porte alle 20:30; inizio concerti alle 21:30. Ingresso: 20 euro in prevendita – 25 euro in cassa. Infoline: 320/9678746

[Testata: Corriere Romagna – pagina Cultura&Spettacoli – Data di pubblicazione: 29/09/2011 – Titolo: Ecco i millencolin, usciti da un videogioco. Autore: Nicoletta Cogoni]

FABRI FIBRA: “IO FACCIO CONTROCULTURA”

“Mi preoccupa la gente che fa i dischi e non succede niente, non fa parlare”. Così Fabri Fibra dichiarava a Blogosfere presentando Controcultura, il suo ultimo disco uscito il 7 settembre 2010, già disco d’oro. Il rapper italiano più chiacchierato, odiato e allo stesso tempo amato, tornerà a Rimini venerdì 18 febbraio 2011 per “infuocare” il Velvet. Già sold out da più di un mese, la tappa riminese del tour Controcultura, non potrà che essere un successo, se non altro in termini di numeri. Arrivato alle vette delle classifiche con il celebre pezzo del 2006 Applausi per Fibra, non bisogna dimenticare il suo passato legato alla scena musicale underground. Alcuni nostalgici e appassionati del rap nostrano rimpiangono il periodo del progetto Uomini di Mare con le collaborazioni di Esa, Inoki e Joe Cassano. Fabrizio Tarducci, in arte Fabri Fibra, classe 1976, di Senigallia, non ha mai avuto peli sulla lingua, sin dagli esordi nel ’95, tanto da aver suscitato preoccupazioni anche in campo istituzionale. Si pensi al pezzo Cuore di Latta, che nel 2006 fu causa di una forte preoccupazione e critica da parte del giudice Livia Pomodoro, presidente del Tribunale dei Minori di Milano. Da che mondo e mondo, i testi delle canzoni rap, soprattutto quando arrivano alle classifiche, sono difficilmente comprensibili. Tuttavia pare che Fibra sostenga la scuola di pensiero del “meglio che parlino male piuttosto che non ne parlino affatto”. In parte è proprio questo a cui deve il suo successo mainstream. Gli importa relativamente del giudizio di chi lo considera un venduto delle major discografiche (passò da Vibra Records alla Universal) e di chi non considera rap i suoi ultimi dischi “Chi non accetta il mio rap non accetta i propri limiti […]. Il mio disco è rap al 100%. Una volta che impari ad andare in bicicletta sarai sempre in grado di pedalare anche dopo anni che non sali su una bici. La stessa cosa vale per il rap. Non si dimentica la tecnica come ingenuamente qualcuno crede, semmai si dosano i vari stili per allargare il pubblico (se si è capaci di farlo). Potrei riscrivere Turbe Giovanili Seconda Parte senza che neanche vi accorgiate degli anni che sono passati, lo potrei fare quando voglio, il problema è che i disco verrebbe ascoltato dalle stesse persone che hanno ascoltato Turbe Giovanili, cioè poche” scriveva Fabri Fibra su hotmc.com, fotografando una delle caratteristiche, non sempre positive, di una scena tipicamente italiana. Ѐ sufficiente prendere coscienza di quello che è accaduto dove la cultura hip hop e la musica rap sono nate: in America i rapper hanno successo, la loro musica viene suonata in radio e i video passano in tv. Dj Skizo, tra i pionieri della cultura della doppia h, in prima persona ha invitato tutti a prendere atto che l’hip hop è andare con orgoglio dal peggio al meglio. D’altra parte permane la “cortina di ferro” che divide e differenzia l’underground al mainstrem. Le differenze ci sono e si sentono. Un artista è giusto che abbia a disposizione tutti i mezzi affinché la propria arte possa essere canalizzata. Ma il prezzo da pagare è alto. L’arte realizzata su commissione non potrà mai essere la stessa arte realizzata per il gusto e la passione di farla. In ogni caso Fabri Fibra rimane uno dei pochi nel nostro Paese ad essere ascoltato da tanti, soprattutto ragazzi molto giovani, riuscendo ad abbinare musiche orecchiabili e “commerciabili” a testi, in grado di dare spunti interessanti sullo stato attuale delle cose con un linguaggio capace di raggiungere chiunque. “Nel nostro paese però, spesso il rap è ancora frainteso, poco conosciuto o male interpretato. Certi stereotipi e capisaldi superati sono duri a morire in Italia e mi piace pensare che Controcultura ne possa mettere in discussione alcuni. Io parlo di quello che accade intorno a noi e metto in scena gli incubi nazionali. Controcultura è il mio contributo. Ho pensato che intitolare così il disco e il tour potesse essere uno stimolo: la controcultura in questo Paese non esiste, è solamente un’idea, un seme che si appresta a germogliare. Spero che per i ragazzi Controcultura rappresenti effettivamente qualcosa. Per loro che come me non vogliono più essere spettatori passivi della peggior cosa che può succedere quando un paese come il nostro si arrende: nulla” spiega Fabri Fibra. Chissà se, prima o poi, il suo pubblico si interesserà anche al resto del rap italiano. Alla tappa del Controcultura Tour del 18 febbraio al Velvet di Rimini, seguiranno quelle di Napoli, Bari, Taranto, Catanzaro, Messina. Per info http://www.fabrifibra.it

[Testata: Corriere Romagna – pagina Cultura&Spettacoli – Data di pubblicazione: 18/02/2011 – Titolo: FABRI FIBRA: “IO FACCIO CONTROCULTURA”. Autore: Nicoletta Cogoni]

IL PROFESSOR PAOLETTI E LE MORTI STORICHE

Da tempo si è riscontrato quanto le morti di personaggi famosi destino una grande curiosità da parte di un pubblico più o meno interessato alla storicità degli eventi. Radio, televisione, riviste patinate, editoria e cinema danno sempre più spazio a “indagini” di questo genere. Ad interessarsi a tale argomento, oggi, è anche la scienza medica. A dimostrarlo è stata ieri pomeriggio (mercoledì 2 febbraio) la presenza del Professor Venerino Poletti durante il terzo incontro della rassegna “I Libri di Ippocrate”  promossa dall’Ausl di Rimini presso l’ospedale Infermi. Poletti, ravennate, noto pneumologo (dirige l’unità operativa di Pneumologia dell’ospedale di Forlì), oggi deve la sua fama anche allo studio e la ripresa delle tesi delle morti di quattro tra i protagonisti dell’Unità d’Italia: Cavour, Garibaldi, Mazzini e Vittorio Emanuele II. Nel 1800 le due malattie più radicate erano sicuramente la malaria e la tubercolosi. Sicuramente molti dei decessi avvenuti in quell’epoca erano dovuti a queste gravi patologie. A quanto pare l’esistenza di esse ha giustificato la semplificazione nel determinare le cause che portarono a miglior vita uomini politici illustri. Fra tutti il caso che si tinge di giallo è certamente quello di Camillo Benso (1810 – 1861). Fior fiori di biografie e manuali storici hanno sempre dato la causa della giovanissima morte del patriottico Conte piemontese alla malaria che al professor Poletti risulta molto improbabile. Poteva essere una motivazione plausibile dal momento che Cavour visse non lontano dalle risaie. Tuttavia il Conte morì in poco meno di una settimana durante il mese di giugno: tutto ebbe inizio con febbre, perdite di conoscenza fluttuante e insufficiente coagulazione del sangue. Eppure di malaria non si muore così rapidamente, tanto meno il decesso avviene all’inizio dell’estate, bensì a fine stagione verso il mese di settembre. La sintomatologia riportata nei documenti storici ha portato il dottor Poletti a pensare alla sindrome di Moschowitz, una malattia molto rara che registra segni come febbre, anemia, comportamento insolito, stato mentale alterato, ictus, emiplegia, nausea e vomito. Ipotesi plausibile. Garibaldi (1807 – 1882), invece, è sempre stato associato all’artrite e all’artrite reumatoide. Che fosse affetto da artrite si sa: basti pensare alle grandi difficoltà, già a 45 anni, nel montare in sella. D’altra parte è risaputo che di artrite non si muore. Il famoso condottiero, come un giovane anziano, trovava difficoltà nel reggersi in piedi. Si potrebbe pensare al parkinson. Tuttavia le fonti assicurano che Garibaldi non tremava. Motivo per cui il dottor Poletti pensa al Parkinson Vascolare, caratterizzato da sintomi e segni parkinsoniani ma di origine vascolare. Ironia della sorte, come fa notare il professore, Cavour, uomo di cultura e di pensiero, si ritrovò a lottare con una malattia fulminea, mentre Garibaldi, più portato all’azione, venne abbracciato da una patologia estremamente lenta. Per Mazzini e Vittorio Emanuele II le diagnosi paiono decisamente più comuni: per il primo Poletti ipotizza un cancro all’esofago in fase terminale, mentre per il secondo, caso studiato ancora “superficialmente”, una polmonite. A 150 anni dall’Unità d’Italia medici di grosso spessore non solo analizzano morti celebri: contestualizzano la loro responsabilità immaginando di scoprire un’eventuale incapacità di intendere e di volere di un governante. Qualora dovessero riscontrare una patologia deficitaria pare che dovremmo comunque continuare a sottostare alle leggi del paziente.

[Testata: Corriere Romagna – pagina Cultura&Spettacoli – Data di pubblicazione: 03/02/2011 – Titolo: Il romagnolo che spiega la morte dei grandi. Autore: Nicoletta Cogoni] 

ELEONORA ABBAGNATO E I SUOI AMICI

Si esibirà questa sera (sabato 30 luglio) la Première Danseuse de l’Opèra di Parigi, Eleonora Abbagnato. Per l’occasione il celebre piazzale Roma si trasformerà  in un vero e proprio teatro a cielo aperto, realizzato ad hoc per accogliere lo spettacolo “Eleonora Abbagnato et ses amis – Gran Gala della Danza” con i migliori nomi della danza nel panorama internazionale, come Benjamin Pech, Etoile de l’Opèra dal 2005 e Hervé Moreau. Uno spettacolo quello di domani sera che senza la passione e le energie di Aldo Terenzi, meglio conosciuto come Petronius, proprietario dell’omonima boutique di Riccione, non avrebbe potuto incontrare La Perla Verde. Qual’è la laision che lega danza e moda? “Sono nata in questo ambiente perché i miei genitori sono nel campo della moda e mio papà lavora da sempre con Renzo Rosso, fondatore e proprietario di Diesel. Quindi diciamo che mi sento un po’ come a casa” sorride Eleonora Abbagnato, palermitana classe 1978, che ieri in Viale Dante presso Petronius ha presentato l’evento di questa sera. “Tra l’altro questo spettacolo è stato organizzato da chi ha questo bellissimo negozio e ci tenevamo tantissimo venire a Riccione, anche perché è la prima volta che raduniamo tutti questi ballerini di fama internazionale, provenienti da tutto il mondo, in questa città”. A questo proposito cosa si aspetta dal pubblico riccionese? “Intanto credo sia importante essere qui perché Riccione è ricordata come festa, discoteche. Quindi portare un po’ di cultura, di arte, di balletto, soprattutto classico e non televisivo è un passo fondamentale per la città stessa. Un momento molto particolare” risponde Abbagnato. “Spero tra le altre cose che questi eventi si moltiplichino perché la danza è messa da parte e un po’ dimenticata di questi tempi”. Ha parlato di cultura: come ben sa la cultura in Italia non sta vivendo un periodo particolarmente felice. “Venendo qua solo per delle brevi tappe non mi rendo conto di questa crisi. Però vedo che i nostri spettacoli funzionano benissimo e che la danza è amata ancora adesso. Soprattutto la danza classica. Quindi bisogna cercare di continuare su questa strada e cercare di far capire ai sovraintendenti dei teatri che la danza è molto importante”. Conclude l’étoile dell’Opèra. D’altra parte i grandiosi ballerini che accompagnano l’Abbagnato domandano a Riccione, città di mare e divertimento, cosa si aspetta da questo spettacolo. Sicuramente domani sera la meta turistica più ambita dalla maggior parte dei giovanissimi italiani e non solo, si dimostrerà assetata di cultura. Una cultura che di fatto La Perla Verde ha da sempre accolto, anche se spesso tende a dover vivere sotto una delle sue maschere. “Se non siete abituati a veder la danza, siamo onorati e felici di portarla qui e mostrarvela” spiegano. Di certo difficilmente la città si dimenticherà il grande sorriso e la principesca eleganza di Eleonora Abbagnato, che questa sera permetterà a Riccione di avere “una stella sotto altre stelle” come ha sottolineare Aldo Petronius.Non rimane che attendere “Eleonora Abbagnato et ses amis – Gran Gala della Danza”, questa sera nel teatro en plein-air di piazzale Roma con un corpo di ballo da far invidia ai più grandi teatri: i già citati Benjamin Pech e Hervé Moreau, Alice Renevand sempre dell’Opèra di Parigi, Iana Salenko e Dinu Tamazlacaru provenienti dallo Staatballett di Berlino, Joelle Boulogne e Alexander Riabko dell’Hamburg Ballett, Itziar Mendizabal del Royal Ballett di Londra e Jeann-Sebastien Colau dell’Opèra di Nizza, per le coreografie dei grandi maestri Roland Petit e Rufolf Nureyev. Per informazioni e biglietti: 0541/692250, info@progettarte.org.

[Testata: Corriere Romagna – pagina Cultura&Spettacoli – Data di pubblicazione: 30/07/2011 – Titolo: “LA DANZA OGGI E’ MESSA DA PARTE. DA RICCIONE SI RIPARTE”. Autore: Nicoletta Cogoni]

Roberto Camerini “TUTTO CAMBIA, TUTTO E’ UGUALE”

Chiuderà questa sera l’ I Love SSM, Alberto Camerini, ospite per l’ultima serata del festival che per tutta l’estate ha fatto rivivere gli anni ’80 al comune di San Mauro Mare. Cantautore, chitarrista e artista di teatro italiano, Camerini deve il suo successo ad un brano che in tanti ancora oggi si ricordano: Rock’n’Roll Robot, presentato al Festivalbar 1981, con un testo  ricco di numerosi riferimenti alle innovazioni tecnologiche della nascente informatica. Come sono cambiati i tempi dall’inizio degli anni ’80 sia musicalmente, sia a livello di costume, soprattutto pensando ai grandi cambiamenti che la tecnologia ha portato nella vita di ognuno? “Il mondo è cambiato moltissimo ma è rimasto anche sempre lo stesso. La nostra memoria si è espansa e sembra non avere più limiti, nè dimenticare niente. Non uso molto i social network perchè mancano di calore ed autenticità; d’altra parte credo siano indispensabili oggi: in musica come in politica. Li usa TecnoSilvia Superego, la mia compagna. Lei è bravissima!” risponde Alberto Camerini, artista eclettico che negli anni ha saputo avvicinarsi senza timidezza ai più svariati generi musicali, passando dall’elettronica anni ’80 al punk. Come si sono evolute queste musiche nel nostro Paese, attento alla melodia più leggera e pop, tipica della nostra tradizione? “Ritengo che oggi la musica internazionale sia quella delle discoteche e delle radio, anche se il folk ha tutto lo spazio che vuole”. Famoso anche per il suo alter ego, il personaggio di Arlecchino, fedele compagno sui palchi di concerti e spettacoli teatrali. “Arlecchino è il mio doppio! amo moltissimo la sua storia e il teatro della commedia dell’arte, fino all’opera buffa”. A proposito di teatro: qualche progetto futuro? “Sì! Uno spettacolo che s’intitola Il Buffo alla Moda: canzoni da battello veneziane del Settecento, autentiche, ariette d’opera buffa , accompagnate da un quartetto d’archi. Inoltre continuo con “In Love with a Killer” spettacolo già in repertorio, in compagnia di Liudmila Markova e Chiara Napoli” conclude Camerini.

[Testata: Corriere Romagna – pagina Cultura&Spettacoli – Data di pubblicazione: 21/08/2011 – Titolo:“TUTTO CAMBIA, TUTTO E’ UGUALE”- Autore: Nicoletta Cogoni]

ROMA STATE OF MIND: Enrico Brignano racconta la romanità.

Sarà nella città della Regina mercoledì 24 agosto, Enrico Brignano, il celebre comico romano. Dal Laboratorio di Proietti ad Un medico in Famiglia, al teatro, al cinema. Quando ha capito che nelle sue vene scorreva il sangue dell’arte della risata? “L’ho percepito prima chiaramente di arrivare al Laboratorio; l’ho scoperto in una scuola completamente differente: quella da tecnico di industria meccanica e nel tragitto che facevo la mattina per andare a lezione e il pomeriggio quando tornavo a casa. Il treno, l’ autobus, il numero 94, il trenino Lido di Ostia – Roma: questi sono stati i miei primi palcoscenici” racconta Enrico. Un palcoscenico popolare. “Un palcoscenico popolare dove bastava qualcuno dei miei compagni che mi richiedeva a grande richiesta “facci l’insegnante di tecnologia applicata” e io partivo. In questi momenti ridevano anche i viandanti che presi dall’ingenuità di un ragazzo che prendeva in prestito personaggi e voci dalla vita quotidiana, pur non avendo assolutamente voglia di ridere” conclude. Sono romano ma non è colpa mia, è il nome dello show che Brignano sta portando in tour. Sono tanti gli attori della capitale che nei decenni hanno saputo farci ridere con la loro battuta sempre pronta e un’ironia fuori dal comune, i romani sono forse gli artisti della risata per eccellenza nel nostro paese. Dal grande Sordi fino ad arrivare a lei, Enrico. Alla fine essere romani non è così male. “Ultimamente essere romani è diventata una specie di colpa, da quando alcuni presuppongono che Roma sia ladrona. Roma da oltre 2000 anni di storia ha dettato legge e ha fatto leggi che ancora oggi vivono in tutto il sistema occidentale. Roma non è una città. E’ uno stato d’animo. Prendersela con Roma significa non prendersela con un nemico vero. Coloro che ne parlano male sono in realtà quelli che non vedono l’ora di prendere una poltrona a Roma, l’appartamento dell’ente e una prostituta” spiega Brignano. “Noi romani, per numero 4 milioni e mezzo, per una condizione di una città caotica, da sempre bistrattata, infernale per alcuni versi e bellissima per altri, siamo disfattisti, cinici, generosi, sicuramente molto più pronti al nuovo di tanti altri, più tolleranti. Tutto questo rende la popolazione decisamente più scaltra, in generale. Poi fra tanti, che ne so, uno su mille ad esempio, sbuca un personaggio divertente. In relazione al numero di abitanti da sempre ci sono molti romani che rientrano negli annuali del divertimento, dell’ironia, dell’autoironia, di questa celebrazione dell’identità romana. Io faccio parte di un certo tipo di scuola che è legato alla propria città. Sono romano ma non è colpa mia è uno spettacolo, una sorta di Excusatio non petita, accusatio manifesta, in cui in effetti non mi scuso affatto di essere romano, bensì porto la romanità ad un livello accettabile, divertente, non ostentato ma nemmeno così celato. Una romanità non vietata, ma rivolta a tutti affinché ognuno possa godere al meglio della musicalità del suono; non si tratta di canti popolari ma di un modo d’essere” continua Brignao. “Una formula che ha premiato molto. Siamo alla centesima replica per un totale di circa 150 mila spettatori. A Verona, casa della Lega, in un Anfiteatro Romano, che pensano essere loro, ma in realtà è stato costruito da illustri predecessori, abbiamo fatto 7000 paganti. E’ uno spettacolo di grandi soddisfazioni” sorride compiaciuto. Nel 2012 la vedremo come ospite ne i Cesaroni 5. “Si, ma non so ancora nulla: è un po’ come si fanno i contratti del calcio. Hanno comprato il cartellino. So, su per giù, che sarò uno dei fratelli che vive a Milano. Ma fino a settembre non saprò altro”. Quanto è importante ridere soprattutto in un periodo così buio culturalmente, artisticamente ed economicamente come questo? “Ridere è sempre stato importante. Una fabbrica che non chiudeva mai anche in periodo di guerra era la fabbrica della risata. Anche in periodi bui in tutte le nazioni lo spettacolo ha sempre sollazzato e tirato su i morali delle popolazioni: si pensi a Roma dove durante la guerra rimanevano aperti l’Ambra Jovinelli e altri teatri dove si faceva satira politica. Come in quei periodi di grande austerità anche oggi la risata è catartica, necessaria, utile. Non faccio satira politica perché ha una data di scadenza; preferisco la satira di costume. Non do alla politica ulteriore palcoscenico, mi limito a qualche invettiva rischiando il populismo”. Sappiamo che è di bocca buona: si sta preparando per la cucina Romagnola? “Sicuramente mi preparerò per una piadina con lo squaqquerone. Devo scegliere se anche con il prosciutto cotto o crudo. Non credo sia tempo per i tortellini” conclude ridendo.

[Testata: Corriere Romagna – pagina Cultura&Spettacoli – Data di pubblicazione: 23/08/2011 – Titolo: ENRICO BRIGNANO: “ROMA E’ UNO STATO MENTALE” – Autore: Nicoletta Cogoni]

PIEMONTE E SARDEGNA UNITE DAL JAZZ DA BOSSO E SALIS.

Questa sera la rassegna Riccione Inn Jazz, uno degli appuntamenti del Teatro del Mare, ospiterà il duo jazz formato dal torinese Fabrizio Bosso e il sardo Antonello Salis, che dal 2009 girano l’Italia e l’Europa demolendo teatri e animi grazie a performance spericolate. Uno spettacolo all’insegna dell’improvvisazione quello dei due fuoriclasse del jazz italiano, per una travolgente combinazione di estro e immaginazione in grado di abbattere tutte le barriere e classificazioni musicali, come racconta Fabrizio Bosso, reduce, tra l’altro, dal successo sul palco del Festival di Sanremo a fianco di Raphael Gualazzi. Giovane musicista torinese, classe ’73, Bosso è senza dubbio tra i migliori trombettisti della nuova generazione, eletto nel 1999 come il “miglior nuovo talento” dal referendum della rivista specializzata Musica Jazz (Topo Jazz ’99). In un’epoca in cui la musica si crea con l’utilizzo di computer e per campionamenti, cosa si prova a suonare uno strumento che trova le sue radici nella storia della musica più classica e strumentale? “La tromba ha un suono molto simile alla voce umana e suonarla richiede un notevole sforzo fisico, c’è un grosso contatto con lo strumento, come può essere con il contrabbasso. Il contatto con altri generi musicali è un fatto estremamente positivo. L’essenziale e non eccedere. Il suono puro della tromba è bello sentirlo e mantenerlo” spiega Bosso. Quindi ben vengano fusioni con generi come possono essere elettronica, pop, funk. “Assolutamente si. Poi a me piace spaziare. Sicuramente mi sento più a mio agio nella situazione del quartetto jazz, perché faccio questo da sempre. Ma mi diverto anche in altre situazioni. Ne ho bisogno. Come stimolo. Mi annoierei a suonare sempre e solo la stessa cosa”. Non esistono note sbagliate, avrebbe detto Miles Davis. Bosso dimostra di essere un artista poliedrico e dinamico; caratteristica che negli anni l’ha portato alla realizzazione di infiniti progetti. A questo proposito non va dimenticata la contaminazione con la musica leggera. Oltre ad una professione, che cosa rappresenta per lei la musica? “Faccio questo da quando avevo 5 anni. Ci ho creduto fin da piccolo e ho avuto la fortuna di poter ascoltare un certo tipo di musica da sempre. E’ stato un passaggio naturale quello di mettermi a suonare e farne un vero e proprio lavoro. Un lavoro duro, forse più di tanti altri, ma che da grosse soddisfazioni e invita a studiare e migliorarsi costantemente”. Passione, studio e tanto fiato sono le peculiarità di Fabrizio Bosso di cui lo scrittore e sceneggiatore Vincenzo Cerami nella sua rubrica Segnali su Repubblica, nel 2002 scrisse “Questo artista è già una certezza, ma andrà lontanissimo perchè alla tecnica perfetta si aggiungerà esperienza musicale e soprattutto quanto gli insegnerà la vita”. Questa sera il duo Bosso & Salis dimostreranno come sia possibile mescolare jazz e musica contemporanea, attraverso tromba, flicorno e l’elettronica di Bosso e con il pianoforte, la fisarmonica e la voce di Salis. Un mix di sound per raggiungere adepti e profani a cui far comprendere la totale libertà e universalità del jazz. Inizio del concerto ore 21,15, Teatro del Mare, Riccione. Ingresso 15 Euro. Informazioni e prenotazioni: Compagnia Fratelli di Taglia 0541 957656; nel giorno di spettacolo (dalle ore 17) Teatro del Mare 0541 690904.

[Testata: Corriere Romagna – pagina Cultura&Spettacoli – Data di pubblicazione: 04/03/2011 – Titolo: BOSSO & SALIS, IL JAZZ SENZA BARRIERE – Autore: Nicoletta Cogoni]

Enter your email address to follow this blog and receive notifications of new posts by email.